Oggi come oggi l’identità digitale è diventata un aspetto critico per l’accesso alle applicazioni dei vari settori, non ha più il suo ruolo di semplice mezzo di identificazione. Nel 2023 però, l’Identity Access Management è fondamentale non solo per facilitare il controllo e fornire una forte autenticazione, ma anche per guidare lo sviluppo economico. Vediamo quindi come gestire tali identità in un panorama tecnologico in continua evoluzione. 

Cos'è 
 
l'Identity Management

L’Identity Management è un quadro di politiche e tecnologie che garantisce l’accesso legittimo alle varie risorse solo agli utenti autorizzati, al fine di proteggere la privacy dei dipendenti.

La gestione delle identità è un elemento cruciale della sicurezza informatica ed è diventata oramai una componente essenziale in quasi tutte le aziende. Essa si occupa di:

  • Ciclo di vita dell’identità;
  • Gestione delle politiche e dei ruoli;
  • Gestione dei diritti;
  • Richieste di accesso e flusso di lavoro;
  • Certificazione di accesso;
  • Audit e reporting.

La gestione delle identità e degli accessi (IAM), garantisce sicurezza dei dati e sicurezza nell’accesso agli stessi. Cosa non scontata nel 2023, considerata la grande quantità di dati in circolazione con l’avvento del cloud computing. E’ proprio per questo che diventa cruciale, perché con un aumento così notevole, gli hacker hanno ancora più materiale da poter compromettere. Non dimentichiamo poi che è importante per restare al passo con i requisiti di conformità (come il GDPR) e per garantire una migliore esperienza al cliente. 

Metodi  
di identificazione

La verifica dell’identità è fondamentale per la gestione delle identità, rappresentando il primo passo nel processo di onboarding di nuovi clienti. Esistono diversi modi per accertare l’identità di un utente:

  1. Fornitori di identità (IdP) guidati dal governo, ad esempio itsme, France Connect, DigiD, eHerkenning, SwissID, BankID, SpiD, etc…
  2. Verifica dei documenti: scansione o fotografia di un documento ufficiale come carte d’identità, passaporti o patenti;
  3. Identità sociali: molti servizi digitali consentono agli utenti di identificarsi utilizzando i loro login per i social media come Facebook, LinkedIn, Google…
  4. Identità aziendali: dipendenti che sono stati verificati dal dipartimento HR e sono memorizzati nei sistemi HR aziendali come Workday, Capterra, Sage,… o semplicemente nell’Active Directory dell’azienda.

In un mondo in cui la maggior parte delle persone è diventata “più mobile” nel mercato, ha sicuramente maggiore importanza l’aspetto personale degli utenti, fatto che causa il fallimento del tradizionale controllo degli accessi basato sui ruoli (RBAC). Quando le persone assumono ruoli diversi, il RBAC fornisce loro profili multipli, costringendole a utilizzare set di credenziali diversi per ogni ruolo. Questa sfida però può essere superata applicando il Policy-Based Access Control (PBAC) in combinazione con il modello delle persone. In questi modo aumenta la sicurezza dei dati, si migliora l’esperienza dei clienti e si alleggerisce il personale amministrativo.

TrustBuilder è la soluzione ideale per aiutare le organizzazioni a stare al passo con il cambiamento della gestione delle identità. Il vendor infatti offre diversi modi per verificare le identità: supporta tutti gli Identity Provider europei, è attivamente coinvolto nello sviluppo di data vault ed è un pioniere del controllo degli accessi basato su policy.

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